“Burattini e Burattinai modenesi – Il fondo Preti a 30 anni dalla morte di Roberto ultimo rappresentante della storica famiglia d’arte”

La mostra sarà una importante occasione per scoprire ed ammirare il Fondo Preti a 30 anni dalla morte di Roberto ultimo rappresentante della storica famiglia d’arte” che inaugurerà il 23 giugno alle 11.00 presso il Faro in viale Marconi. Si tratta di un modo per valorizzare il teatro dei burattini della tradizione emiliana, costituito da maschere che hanno un grande valore simbolico e di appartenenza per i popoli della nostra regione.

Roberto Preti, ultimo discendente di una delle più antiche famiglie di burattinai modenesi, nacque a Spilamberto, in un appartamento in via Obici, il 7 ottobre 1905, quasi per caso. I suoi genitori infatti, burattinai modenesi di professione da generazioni, erano qui in quei giorni per alcune rappresentazioni.

La dinastia Preti si trasmise per tutto l’800, ed ebbe come capostipite Giulio Preti (1804-1882), genero di Luigi Campogalliani, che gli studiosi concordano nel riconoscere come iniziatore, insieme ai suoi figli, della “scuola modenese” e che viene ricordato soprattutto come ideatore della popolare maschera di Sandrone.

In una memoria Roberto Preti riportò che la madre, al nono mese di gravidanza, lo depose “piccolo e fragile come uno scricciolo” sul carretto dei burattini: quello della Famiglia Preti.
Roberto fu l’ultimo erede della stirpe e iniziò con l’affiancare il padre Medardo negli spettacoli. Dal 1945, insieme alla moglie, portò il suo teatro dalla provincia di Modena a Bologna, Reggio Emilia, Firenze, Pescara, Roma e in tante città italiane.

Proseguì l’arte divulgando e preservando con cura il nobile principio dei suoi avi: “dilectare/docere”, cioè istruire attraverso il divertimento. Per Roberto Preti il ricordo dei suoi celebri antenati fu sempre motivo di orgoglio e anche in età avanzata non mancò di illustrarne l’attività ai numerosi studiosi ed appassionati che gli facevano visita alla Aedes Muratoriana di Modena, di cui fu per decenni il custode.

Alla sua morte Roberto, non avendo eredi, lascia il patrimonio del mestiere di burattinaio suo e della sua famiglia al Comune di Spilamberto, dove aveva molti amici e a cui è da sempre rimasto particolarmente legato.